Corte Conti UE – i criteri di assegnazione dei fondi per la Coesione
Per la maggior parte le risorse finanziarie sono assegnate ai paesi e alle regioni secondo la loro ricchezza relativa, criterio che viene integrato dalla considerazione di fattori socioeconomici e ambientali, come il tasso di disoccupazione giovanile o il livello di istruzione raggiunto. Inoltre, per la prossima programmazione la Commissione ha incluso tra i criteri di ripartizione dei fondi UE anche elementi quali la migrazione e le emissioni di gas a effetto serra. L’effetto dell’introduzione di questi criteri, osserva tuttavia la Corte, è piuttosto limitato.
A determinare i nuovi livelli di finanziamento sono infatti soprattutto i cambiamenti intervenuti nelle economie dei singoli paesi UE: la ricchezza di molte regioni e di alcuni paesi è aumentata o diminuita rispetto al periodo precedente e questo determinerà un incremento o una riduzione degli stanziamenti assegnati.
In questo quadro la Commissione ha previsto dei massimali di sicurezza per evitare che l’ammontare concesso ad un paese non presenti oscillazioni eccessive da una programmazione alla successiva. L’incremento rispetto al periodo 2014-2020 non può infatti superare l’8%, mentre il taglio per i paesi che riceveranno meno fondi europei non può andare oltre il 24% in meno.
Il risultato è che, nella proposta dell’Esecutivo UE, sette paesi, tra cui l’Italia, riceverebbero maggiori finanziamenti a titolo della Coesione, sei Stati otterrebbero lo stesso importo, mentre 14 riceverebbero finanziamenti inferiori, con tre quarti dell’intera dotazione finanziaria a favore delle regioni più disagiate e meno sviluppate. Anche gli importi assegnati inizialmente dalla Commissione, ricorda però la Corte, dipenderanno dal negoziato tra gli Stati membri e le istituzioni dell’UE.