Dichiarazioni dei redditi persone fisiche (Irpef) e dichiarazioni IVA per l’anno di imposta 2017
L’accelerazione impressa negli ultimi anni dal Dipartimento delle Finanze alle procedure di validazione statistica e le innovazioni nel processo legato alla dichiarazione precompilata, avviate dall’Amministrazione Finanziaria nel 2015, consentono di rendere disponibili in modo tempestivo i dati delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche presentate nel 2018, a pochi mesi dalla scadenza del termine (31 ottobre 2018) e riferite all’anno di imposta 2017.
Quadro generale
E’ utile innanzitutto ricordare i dati macroeconomici dell’anno di riferimento: nel 2017 il PIL ha presentato una crescita del 2% in termini nominali e dell’1,6% in termini reali[1].
Numero di contribuenti Irpef
Circa 41,2 milioni di contribuenti hanno assolto l’obbligo dichiarativo, direttamente attraverso la presentazione dei modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche[2]” e “730”, o indirettamente attraverso la dichiarazione dei sostituti d’imposta (Certificazione Unica – CU).
Il numero totale dei contribuenti è aumentato di circa 340.000 soggetti (+0,83%) rispetto all’anno precedente.
Tipo di dichiarazione
Sono 20,7 milioni le persone fisiche che hanno utilizzato il modello 730
con un aumento di oltre 500.000 contribuenti rispetto all’anno
precedente; 9,7 milioni di soggetti hanno presentato invece il modello
“Redditi Persone Fisiche”, mentre i dati dei restanti 10,8 milioni di
contribuenti, non tenuti a presentare direttamente la dichiarazione,
sono stati acquisiti tramite il modello CU compilato dal sostituto
d’imposta.
Reddito complessivo dichiarato
Il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a circa 838 miliardi di euro (-5 miliardi rispetto all’anno precedente, -0,6%) per un valore medio di 20.670 euro, in flessione dell’1,3% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente.
Il calo del reddito complessivo totale e medio è dovuto in parte agli
effetti transitori dell’introduzione del regime per cassa per le imprese
in contabilità semplificata[3] ed in parte al calo del reddito da lavoro dipendente.
L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio
complessivo più elevato è la Lombardia (24.720 euro), seguita dalla
Provincia Autonoma di Bolzano (23.850 euro), mentre la Calabria presenta
il reddito medio più basso (14.120 euro); anche nel 2017, quindi,
rimane cospicua la distanza tra il reddito medio delle regioni
centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali.
Tipologie di reddito dichiarate
I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84% del reddito complessivo dichiarato, nello specifico, il reddito da pensione rappresenta circa il 30% del totale del reddito complessivo.
Il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 43.510 euro[4], mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 22.110 euro[5]. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.560 euro, quello dei pensionati a 17.430 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed
assimilate risulta di 18.380 euro. Si ricorda che la quasi totalità dei
redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra
pertanto nell’Irpef.
E’ opportuno ribadire che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef
si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi
esercita attività economica in forma societaria; inoltre la definizione
di imprenditore non può essere assunta come sinonimo di “datore di
lavoro” in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale
alle proprie dipendenze. Sarebbe pertanto improprio utilizzare i dati
sopra riportati per confrontare i redditi degli “imprenditori” con
quelli dei “dipendenti”[6].
L’analisi dell’andamento dei redditi medi delle singole categorie di contribuenti evidenzia che, in confronto al 2016, crescono in misura significativa i redditi medi da lavoro autonomo (+4,2%) e d’impresa (+3,8%, al netto dei soggetti in perdita)[7],
anche per effetto delle crescenti adesioni al regime forfetario: la
fuoriuscita dalla tassazione ordinaria di imprenditori e lavoratori
autonomi di piccole dimensioni, che dichiarano normalmente redditi
bassi, determina infatti un aumento del reddito medio dichiarato
soggetto a Irpef ordinaria. Cresce anche il reddito medio da
partecipazione (+2,2%).
Il reddito medio da pensione mostra una crescita dell’1,5%,
confermando il trend degli anni precedenti, mentre il reddito medio da
lavoro dipendente accusa una leggera flessione (-0,6%). Tuttavia,
se si includono nel reddito medio da lavoro dipendente i premi di
produttività, tassati separatamente ad aliquota agevolata, per i quali
nel 2017 sono state rivisti ammontare e soglie di fruibilità, la
variazione risulta inferiore (-0,4%). In tale ambito, va evidenziato
l’aumento del numero di lavoratori con contratti a tempo determinato
(+14,7%), presumibilmente a causa del venir meno della decontribuzione
per le nuove assunzioni, previste per due anni dal “jobs act” che ha determinato una ricomposizione delle assunzioni a favore di forme contrattuali temporanee. Inoltre, si registrano oltre 294.300 soggetti (1,3% del totale lavoratori dipendenti, con una crescita del 38,4% rispetto al 2016) che hanno richiesto la liquidazione mensile del TFR, per un ammontare di circa 238 milioni di euro (valore medio annuo di 808 euro).
Nel 2017 l’ammontare del reddito da fabbricati soggetto a tassazione
ordinaria ammonta a 27,1 miliardi di euro, con una riduzione dell’1,6%
rispetto all’anno precedente, a causa dell’aumento della tassazione
sostitutiva.
Principali novità
Come già anticipato, la nuova disciplina della tassazione sostitutiva dei premi di produttività, introdotta nel 2016, prevede un innalzamento della soglia del reddito
da lavoro dipendente da 50.000 euro a 80.000 euro e dell’ammontare del
premio soggetto a tassazione agevolata che passa da 2.000 euro a 3.000
euro e sale a 4.000 euro per le aziende che coinvolgono pariteticamente i
lavoratori nell’organizzazione del lavoro e se i contratti collettivi
aziendali o territoriali sono stati stipulati fino al 24 aprile 2017. Nel 2017 tale agevolazione ha
interessato oltre 2,1 milioni di soggetti, ossia un dipendente su
dieci, per un ammontare di circa 2,7 miliardi di euro di retribuzione (+35,4% rispetto al 2016). L’agevolazione consiste nella tassazione ad aliquota agevolata del 10% su questa parte di retribuzione.
La Legge di Bilancio 2017 ha introdotto un regime fiscale speciale (disciplina dei neo-residenti) riservato alle persone fisiche che trasferiscono la residenza fiscale in Italia e prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero e calcolata in via forfetaria nella misura di 100.000 euro per ciascun periodo d’imposta in cui risulta valida l’opzione. Dalle dichiarazioni risultano poco meno di 100 soggetti ad aver fruito dell’agevolazione, per un’imposta versata pari a circa 8 milioni di euro.
Per i redditi da locazione è stata estesa la cedolare secca ai comodatari ed affittuari che locano gli immobili per periodi non
superiori a 30 giorni (cd. locazione breve) ed inoltre se i contratti
sono conclusi con l’intervento di soggetti che esercitano attività di
intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali
on-line, è prevista l’applicazione di una ritenuta del 21%. I soggetti
che hanno fatto ricorso a tale agevolazione sono oltre 7.200 per un
ammontare di 44,4 milioni di euro.
Per l’anno in esame la tassazione sostitutiva ha interessato circa 2,4
milioni di soggetti (+11,5% rispetto al 2016), per un ammontare di
imponibile di 14,4 miliardi di euro (+8,1% in caso di aliquota ordinaria
e +21,4% in caso di aliquota ridotta per canone concordato) e
un’imposta dichiarata di 2,6 miliardi di euro (di cui l’83% derivante da
aliquota al 21%).
Imposta netta
L’imposta netta totale dichiarata è pari a 157,5 miliardi di euro, (+0,9% rispetto all’anno precedente).
Al netto degli effetti del bonus 80 euro, l’imposta netta Irpef
risulta pari in media a 5.140 euro e viene dichiarata da circa 30,7
milioni di soggetti, pari a circa il 75% del totale dei contribuenti. Oltre 10,5 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. Si
tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi
nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si
azzera per effetto delle detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento.
Inoltre, considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente
compensata dal bonus “80 euro”, i soggetti che di fatto non versano
l’Irpef salgono a circa 12,9 milioni.
Analisi per classi di reddito
Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo si osserva
che il 45% dei contribuenti, che dichiara solo il 4% dell’Irpef totale,
si colloca nella classe fino a 15.000 euro; in quella tra i 15.000 e i
50.000 euro si posiziona circa il 50% dei contribuenti, che dichiara il
57% dell’Irpef totale, mentre solo il 5,3% dei contribuenti dichiara più
di 50.000 euro, versando il 39,2% dell’Irpef totale.
Si rammenta che i soggetti con un reddito complessivo maggiore di 300
mila euro non sono più tenuti al pagamento del contributo di solidarietà
del 3% sulla parte di reddito eccedente tale soglia.
Addizionale Regionale e Comunale
L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2017 a circa 11,9 miliardi di euro (invariata rispetto al 2016). L’addizionale regionale media è pari a 410 euro. Il valore più alto si registra nel Lazio (610 euro), il valore più basso si rileva in Basilicata (270 euro).
L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a 4,8 miliardi di euro, in aumento dello 0,8% rispetto al 2016, con un importo medio pari a 190 euro, che varia dal valore massimo di 250 euro nel Lazio, al valore minimo di 60 euro nella Provincia autonoma di Bolzano.
Dichiarazioni IVA
Da questa annualità la pubblicazione dei dati delle dichiarazioni ai
fini IVA viene anticipata al mese di marzo, a seguito dell’anticipo
della scadenza per la presentazione della dichiarazione IVA.
Sono circa 4,8 milioni i contribuenti che hanno
presentato la dichiarazione Iva per l’anno d’imposta 2017, in calo
rispetto all’anno precedente (-2,8%), a causa principalmente della
mancata presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti che
hanno aderito al regime forfetario.
Le operazioni imponibili dichiarate per l’anno d’imposta 2017 sono pari a 2.103 miliardi di euro (+0,9% rispetto al 2016), mentre il volume d’affari dichiarato è pari a 3.417 miliardi di euro, in aumento del 4,3%.
Per l’anno d’imposta 2017, l’Iva di competenza stimata è risultata pari a 88,8 miliardi di euro. Il dato non risulta confrontabile con quello dell’anno precedente[8],
in quanto il procedimento di calcolo è stato oggetto di importanti
affinamenti, per accogliere le importanti modifiche normative
intervenute nel 2017.
L’anno di imposta in esame ha visto, infatti, a partire dal 1° luglio 2017, l’estensione del meccanismo dello split payment anche alle operazioni effettuate nei confronti delle società
controllate da pubbliche amministrazioni centrali e locali, nonché delle
società quotate incluse nell’indice FTSE MIB. Dalle dichiarazioni relative all’anno d’imposta 2017, sono 505.855 i contribuenti (+51 % rispetto al 2016) che hanno effettuato operazioni in split payment per un ammontare di 198,3 miliardi di euro (+68%).
Da un’analisi per settore economico si può osservare che il 54%
dell’ammontare è concentrato in quattro settori: energetico (16,3%),
manifatturiero (15%), costruzioni (11,3%) e commercio (11,3%).
Uno degli effetti dell’estensione dello split payment, che
determina per i fornitori il mancato incasso dell’Iva sulle cessioni,
non consentendo le compensazioni con i crediti generati dall’Iva pagata
sugli acquisti, è stato l’incremento delle posizioni creditorie dei
contribuenti. Il “Totale Iva a credito” passa dai 42,851 miliardi di euro del 2016 ai 48,841 miliardi di euro del 2017, con un incremento del 14%,
l’ammontare complessivo del “Credito da computare in detrazione e/o in
compensazione nell’anno successivo” è risultato pari a 40,733 miliardi,
incrementandosi, quindi, del 12,3%; il rimborso annuale
richiesto è stato pari a 7,8 miliardi con un incremento del 13,8%,
mentre il rimborso infrannuale utilizzato ammonta a 4,4 miliardi,
incrementandosi del 15,4%. Come rilevato in una precedente
analisi statistica disponibile sul sito del Dipartimento delle Finanze, è
inoltre aumentata la rapidità dei rimborsi IVA da parte dell’Agenzia
delle Entrate.
Le sopracitate situazioni creditorie sono collegate anche all’applicazione del meccanismo del “reverse charge”.
I settori di attività più interessati dall’applicazione di tale
meccanismo risultano quello energetico, per il quale si rilevano gli
importi più elevati (operazioni per circa 112 miliardi di euro) e il
subappalto edile per il quale si registra il numero più elevato di
operatori coinvolti (oltre 250.000 soggetti).
Con l’anno d’imposta 2017 è stata introdotta la “Comunicazione delle
liquidazioni periodiche IVA”, da presentare entro l’ultimo giorno del
secondo mese successivo ad ogni trimestre con l’obiettivo di agevolare
la verifica tempestiva dell’adeguatezza dei versamenti effettuati.
In armonia con tale innovazione, il modello di dichiarazione annuale è
stato modificato in modo da non consentire più la traslazione nel
versamento annuale di Iva periodicamente dovuta e non versata. Dalle
dichiarazioni IVA/2018 emerge un incremento di 1,7 miliardi di
versamenti effettuati alla loro corretta scadenza periodica.
Open data
Tutte le statistiche e le analisi dei dati sono disponibili sul sito internet del Dipartimento delle Finanze (www.finanze.gov.it), seguendo il percorso “dati e statistiche fiscali / dichiarazioni fiscali”. I dati vengono strutturati in open data,
in modo da facilitarne il riutilizzo e per questo vengono diffusi anche
nei formati RDF e CSV oltre che in formato XLS. Vengono anche
aggiornati i dataset con doppia classificazione e la serie storica di dataset con le principali variabili dichiarate per comune.
[1] La variazione del Pil è riferita a dati aggiornati a marzo 2019 e provenienti dal DataWarehouse delle statistiche prodotte dall’Istat e disponibili sul proprio sito istituzionale.
[2] La denominazione del modello sostituisce la denominazione “Unico” usata negli anni precedenti.
[3] Per i titolari di reddito d’impresa e da partecipazione (contabilità
semplificata) è cambiato il criterio di determinazione del reddito
d’impresa che passa dal criterio di competenza al criterio di cassa e
quindi al momento di regolazione finanziaria dell’operazione. Nel primo
anno di applicazione del nuovo criterio le disposizioni di coordinamento
hanno previsto l’integrale deduzione delle rimanenze iniziali; in virtù
di quest’ultima deroga molti soggetti hanno determinato nel 2017 un
reddito d’impresa negativo (per maggiori dettagli si rimanda alle
analisi dei dati sul sito del Dipartimento delle Finanze e alla
Circolare Agenzia Entrate 11/E/2017).
[4] Il reddito medio di imprenditori e lavoratori autonomi è calcolato con
riferimento ai soli contribuenti che non dichiarano perdite.
[5] Nello specifico il reddito medio è pari a 37.090 euro per gli
imprenditori in contabilità ordinaria e pari a 20.290 euro per gli
imprenditori in contabilità semplificata. Il reddito preso a riferimento
è quello di spettanza dell’imprenditore, al netto delle quote
attribuite ai familiari collaboratori, che è il reddito rilevante ai
fini del calcolo dell’Irpef; nelle tabelle pubblicate sul sito internet
del Dipartimento delle Finanze sono disponibili anche i dati dei redditi
al lordo delle quote imputate ai familiari collaboratori ed i dati
riferiti ai soli imprenditori che hanno operato in continuità per tutto
l’esercizio.
[6] Un’analisi più dettagliata degli imprenditori che sono anche datori di
lavoro sarà disponibile a maggio 2019 all’interno delle analisi
statistiche in base al reddito prevalente. Secondo i dati pubblicati a
maggio 2018, riferiti all’anno d’imposta 2016, i datori di lavoro
persone fisiche (circa 609 mila imprenditori e autonomi) dichiarano un
reddito medio da attività economica pari a 32.373 euro, mentre i
rispettivi dipendenti dichiarano un reddito medio di 10.040 euro. Si
ricorda inoltre che tra i redditi da lavoro dipendente rientrano anche
le retribuzioni di soggetti con redditi tipicamente elevati, quali ad
esempio alti dirigenti privati e pubblici.
[7] Il valore si riferisce ai soggetti in contabilità semplificata. Si
rimanda alla nota n. 3 e alle analisi dei dati per la variazione
normativa che ha determinato un aumento delle perdite dichiarate dai
soggetti in contabilità semplificata.
[8] Per maggiori dettagli si rimanda all’analisi dei dati presente sul sito del Dipartimento delle Finanze.