I progetti che Assoimprese porta alla ribalta del mondo politico ed economico per rendere reali le istanze delle Piccole e Medie Imprese italiane
In questi anni l’associazione si è posta la domanda di quali fossero i bisogni più impellenti e le richieste più frequenti da parte delle Piccole e Medie Imprese, andando a cercare le risposte tra i propri associati, ascoltando e sintetizzando poi
Tra le Nazioni più industrializzate, l’Italia ha il patrimonio di Piccole e Medie Imprese più importante. In tutti i settori produttivi, l’Italia è conosciuta ed apprezzata per la qualità del lavoro delle proprie PMI. In un economia sempre più globalizzata il famoso “made in Italy” è icona di non omologazione, di cura particolare, fantasia e stile. Per far ciò è necessario che sempre più ci si presenti nel mercato internazionale con unità di intenti e supportati da mezzi adeguati. COMPETITIVITA’ è la keyword con cui Assoimprese declina ogni sua iniziativa.
Assoimprese, Associazione Industriali Piccole e Medie Imprese Nazionali, nella persona del suo Presidente Dott. Giovanni Mondelli propone alla vostra attenzione un progetto di legge per il rilancio del lavoro, dell’economia e della competitività a favore del Paese delle PMI con meno di 250 dipendenti.
Il presente progetto mira ad aiutare e risanare le PMI che oggi rappresentano il 99% del tessuto economico italiano, in quanto una PMI a tutt’oggi non è in grado di aspettare 90, 120, 180 giorni e nel caso di lavori effettuati a favore della PA 300 giorni per essere pagata; in quanto i presenti termini minano e mettono a rischio l’esistenza delle stesse imprese nonché dei posti di lavoro, bloccano investimenti, innovazione, competitività e crescita dell’azienda.
Un’impresa con tali forme di pagamento oggi giorno è costretta a rischiare in prima persona dopo aver effettuato prestazioni lavorative ed è costretta a far da banca per poter lavorare; cosi rivolgendosi a banche ed istituti finanziari per poter anticipare stipendi, tasse, IVA, pagando interessi a danno dell’azienda che poi molte volte non riescono ad ottenere.
L’Italia è l’unica nazione in Europa dove si adottano senza regolamentazione tali forme di pagamento a lungo termine del resto siamo sicuri che se rientrano prima in azienda i soldi del lavoro già svolto si possono investire per creare nuovi posti di lavoro, innovazione e ricerca, affinché le aziende diventino più competitive nei mercati nazionali e internazionali del lavoro.
E’ per tali motivi che richiediamo, gentilmente, anche la Vostra approvazione tramite la sottoscrizione della presente per proporla in Parlamento affinché obblighi tutte le aziende pubbliche o private a rispettare ed emettere fatture di pagamenti con un massimo di saldo a 60 giorni data fattura a favore di tutte le imprese con meno di 250 dipendenti.
Assoimprese attraverso questa proposta di Legge vuol indicare una nuova via per l’industria nazionale per affrancarsi dal problema che nei prossimi anni sarà sempre più impellente: quello dell’approvvigionamento di energia elettrica.
Con il progetto di ricoprire una superficie pari ad almeno il 50% della copertura dei nuovi insediamenti industriali si cerca di aiutare il sistema produttivo nazionale a non essere più dipendente dalla schiavitù dell’energia prodotta con idrocarburi oltre a rendere sempre meno probabili i pericoli di blackout che gli analisti hanno paventato per i prossimi anni.
Allo stato attuale la quantità di energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici è infinitesimale, mentre risulta quasi imbarazzante l’evidenza della convenienza economica ed ecologica di uno sfruttamento massiccio di tale fonte d’energia. Il freno che fin’ora ha bloccato lo sviluppo di tale tecnologia è la scarsa conoscenza da parte delle PMI di questa possibilità e l’alto costo degli impianti.
Il nostro proposito è quello di eliminare i due ostacoli con la nostra proposta di legge che prevede forti aiuti statali per quello che in medio termine diventerà un investimento che comincerà a produrre ricchezza a differenza di oggi in cui l’energia elettrica rappresenta un tipico costo fisso per le imprese.
Siamo sicuri che questa legge potrebbe diventare un modello replicabile in altri Paesi dell’Unione Europea in quanto siamo stanchi di prendere lezioni da altri Paesi ed arrivare sempre ultimi quasi in tutto. Questa proposta di legge significa crescere e poter diventare competitivi.
Regioni, provincie, comuni devono ricorrere ad entrate proprie, nasce così il controllo dei cittadini sulla spesa pubblica, nasce la speranza di una gestione sensata del danaro pubblico.
Se gli enti territoriali minori vivono di proventi ricevuti o rinunciati dallo stato… o vivono, come accade, addirittura di sussidi, manca l’orgoglio del vivere del frutto del proprio sacrificio e nasce la psicologia del vivere a spese altrui.
La dimensione finanziaria è il nodo cruciale di quel fenomeno costituzionale, politico e culturale che si è soliti definire devolution: sono, infatti, i poteri finanziari riconosciuti alle amministrazioni devolute che determinano, in massima parte, il loro grado di reale autonomia.
Esplorate le potenzialità democratiche del federalismo fiscale, in chiave di responsabilizzazione delle classi dirigenti locali e di valorizzazione del principio di sussidiarietà. Dimostra consapevolezza del fatto che il federalismo fiscale può incidere in senso innovativo non soltanto sui modi di espletamento delle potestà impositive, ma anche sulle forme organizzative dell’intero complesso delle istituzioni pubbliche nazionali.
In primo luogo, una finanza decentrata può consentire un controllo diffuso e generalizzato delle comunità locali nei confronti dell’elaborazione e attuazione delle politiche pubbliche dei rispettivi rappresentanti, favorendo spazi di partecipazione politica che un sistema di scelte fiscali lontano dai singoli territori (e di connessa dissociazione fra responsabilità impositiva e responsabilità di spesa) ha sempre impedito.
Un fisco geograficamente lontano dalle comunità su cui ricade l’esercizio della potestà impositiva tradisce i più elementari postulati della democrazia rappresentativa, per i quali chi spende denaro pubblico deve avere, almeno in parte, il potere di riscuotere tasse, così da permettere al proprio elettorato un giudizio politico in ordine agli indirizzi finanziati con la stessa spesa.
In altri termini, la responsabilizzazione del ceto politico locale indotta dall’autonomia finanziaria realizza una declinazione moderna dell’antico motto “No taxation without representation”, alla base della rivoluzione costituzionale americana. D’altro canto, lo stesso federalismo fiscale può contribuire ad attuare quel principio di sussidiarietà nel cui segno promuovere una lettura personalistica e solidale della Costituzione italiana.
Per il tramite di tale principio si dà vita non solo ad un trasferimento di poteri lungo una direttrice verticale ma anche, su un piano orizzontale, all’apertura di settori di attività ad operatori diversi da quelli burocratici: infatti, il principio di sussidiarietà rompe il monopolio statale nell’erogazione dei servizi sociali, i cui costi e le cui inefficienze hanno spesso fatto sì che le garanzie universalistiche dei diritti sociali fossero spesso enfaticamente predicate piuttosto che realmente praticate.
E’ giunto il momento di gettare le fondamenta per un nuovo Welfare che, per garantire pari opportunità e diritti sostenibili lungo l’intero ciclo di vita a tutti i componenti della società, si avvalga primariamente, e in una logica di piena sussidiarietà, del contributo di soggetti responsabilmente attivi.
Soggetti che, proprio in quanto tali e in quanto messi nella condizione di sviluppare pienamente le proprie potenzialità, sono capaci di essere utili a sé e agli altri. Un Welfare così definito potrebbe offrire, se non migliori, almeno ulteriori prospettive soprattutto a quelle categorie di cittadini oggi penalizzate da una società bloccata e incapace di valorizzare tutto il proprio capitale umano. Una società bloccata anche dalle culture burocratiche ancora egemoni in questo Paese, che hanno assegnato il primato al sistema delle clientele e degli apparati garanti di protezione, a discapito del riconoscimento del merito, del talento, dell’impegno e dei bisogni personali.
In conclusione, è di tutta evidenza come il federalismo fiscale sia un tema che coinvolga i contenuti della stessa cittadinanza costituzionale; un tema il cui svolgimento necessita di approcci non ideologicamente ancorati a visioni assistenzialistico-centraliste ma capaci, all’opposto, di coniugare autonomia e responsabilità, differenziazione e perequazione, intervento pubblico e sussidiarietà. L’obiettivo è quello di sostituire ad uno Stato accentratore, tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica, uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i Comuni – che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private.
Che cos’è ProntoSoccorsoImpresa
Il progetto mira ad andare in soccorso delle Piccole e Medie Imprese in preda a profonda crisi o siano addirittura decotte che ne facciamo richiesta che siano associate o meno.
Come opera ProntoSoccorsoImpresa
Attraverso uno staff di esperti, consulenti di Assoimprese, le imprese che ne faranno richiesta potranno ricevere un aiuto concreto circa la strategia migliore da mettere in atto per salvare la società ed i posti di lavoro.
Che cos’è
E’ stato firmato un importante accordo tra l’ABI (Associazione bancaria italiana) e le organizzazioni imprenditoriali, commercianti, artigiani e agricoltori, riguardante la moratoria sui debiti delle PMI. L’accordo prevede una serie di misure a favore delle piccole e medie imprese con riferimento alla sospensione del pagamento delle quote capitale di mutui in essere, quote capitali figurative di leasing e allungamento a 270 giorni delle scadenze dei crediti a breve certi ed esigibili.
Soggetti beneficiari
Aziende con non più di 250 dipendenti e con fatturato non superiore ai 50 milioni di euro (oppure con totale attivo di bilancio fino a 43 milioni di euro). Oggetto della moratoria Sospensione del pagamento delle quote capitale delle rate di mutuo vantate dalle banche per 12 mesi. Sospensione del pagamento della quota capitale implicita nei canoni di leasing immobiliare o mobiliare (in questo caso la sospensione può arrivare a soli 6 mesi) Allungamento a 270 giorni delle scadenze di credito a breve termine (anticipazioni di crediti certi ed esigibili) Sono esclusi finanziamenti ottenuti con agevolazioni pubbliche.
Domanda da presentare alla banca
E’ necessario fare domanda alla propria banca entro il 30 giugno 2010. La risposta da parte della banca deve arrivare entro 30 giorni dal ricevimento della domanda.
Obblighi da parte della banca
L’adesione da parte della banca è volontaria (non obbligatoria).
Caratteristiche dell’azienda richiedente
L’azienda deve essere “in bonis” con la banca alla data del 30 settembre 2008, cioè non deve avere debiti classificati come sofferenze, partite incagliate, ristrutturate o scadute (o procedure esecutive in corso). In caso di ritardi di pagamento inferiori a 180 giorni, la posizione dell’azienda sarà valutata da parte della banca in ottica di verifica della “continuità aziendale”.
Costi per l’azienda richiedente
L’accordo non prevede il sostenimento di costi per l’azienda richiedente. Non sono quindi previsti costi amministrativi, aumenti di tassi nè richieste di garanzie aggiuntive.
Meccanismo tecnico della moratoria
La sospensione della quota capitale determina la traslazione del piano di ammortamento per il periodo corrispondente. Le rate sospese, per la quota capitale, vengono ammortizzate con lo stesso tasso contrattuale e la stessa periodicità stabilita ad inizio contratto.
Per approfondimenti, ti consigliamo di leggere i testi dell’accordo:
* Testo dell’Avviso comune siglato da ABI e altre associazioni imprenditoriali
* Comunicato stampa comune esplicativo “sospensione debiti Pmi”
i suddetti testi possono essere reperiti nella sezione documenti del sito