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Minibond: strumenti finanziari per le PMI

Minibond. Strumenti finanziari per le PMI

Intervista ad Angelo Paletta, docente di management alla Pontificia Università della Santa Croce

Angelo Paletta - PMI Magazine - Minibond copertina libro     Angelo Paletta - PMI Magazine - foto 0003

Lo scorso anno ha pubblicato il primo manuale completo sui minibond. Cosa ci può dire di questo suo libro?

Ho pensato di scrivere un manuale sui minibond mentre stavo facendo consulenza ad un imprenditore di successo, che cercava forme di finanziamento che fossero stabili nel tempo e adatte alla sua pianificazione aziendale. Il mio libro l’ho dedicato alle PMI, che in Italia annoverano delle eccellenze a livello nazionale ed internazionale.

 

Cosa sono i minibond?

Sono strumenti di debito quotati in Borsa, grazie ai quali le imprese non quotate di grandi, medie e piccole dimensioni possono finanziarsi. Essi attribuiscono ai sottoscrittori il diritto al rimborso del capitale e all’ottenimento di un interesse, che può essere ripartito in un flusso cedolare programmato contrattualmente ovvero misurabile nel disaggio tra il valore nominale di rimborso e il prezzo di emissione. Questi elementi distintivi possono assumere connotazioni diverse, ma il diritto al rimborso e una scadenza prefissata permettono di individuare con certezza il contratto obbligazionario.

 

È una grande innovazione per le PMI non quotate il poter collocare a Piazza Affari i propri titoli di debito.

Si, lo è. Si tratta di una doppia grande opportunità. La prima riguarda la possibilità di finanziarsi al di fuori del tradizionale circuito bancario. La seconda è la visibilità internazionale che si acquista. Rispettando gli impegni finanziari contratti con gli investitori si matura la fiducia dei mercati e, con la credibilità, diventa più facile rifinanziarsi nel tempo.

 

Ritiene che i minibond siano forme di finanziamento alternative al credito bancario?

Direi che i minibond sono forme di finanziamento complementari al credito bancario, che riveste sempre un ruolo importante ma non più esclusivo. È un dato che gli istituti di credito siano sempre più assoggettati agli stringenti parametri di vigilanza dettati da Basilea III, che limitano in modo sensibile i finanziamenti alle PMI.

 

Che differenza c’è tra un prestito bancario a lunga scadenza ed un’emissione di minibond?

Il prestito bancario ha il vantaggio di costare un po’ meno in conto interessi rispetto ad un minibond, ma il progetto aziendale presentato nel business plan non di rado ricopre una rilevanza secondaria rispetto alle garanzie richieste. Inoltre, il rischio di revoca unilaterale del fido bancario genera un’instabilità che può arrivare al credit-crunch. Tale situazione nei minibond non esiste. Infatti, l’emissione obbligazionaria è stabile nel tempo perché è un contratto che ha scadenze, tecniche di calcolo e vincoli precisi e predeterminati. Nei minibond gli investitori attribuiscono primaria rilevanza al progetto di sviluppo aziendale rispetto alle, eventuali, garanzie.

 

Cosa è cambiato a livello normativo per le PMI?

Nel 2003 la riforma del diritto societario aveva permesso anche alle s.r.l. di emettere titoli di debito, ma il vincolo stringente del rapporto 2:1 tra obbligazioni e patrimonio netto aveva vanificato questa apertura. Nel 2012 il legislatore ha concesso alle PMI italiane di derogare a questo parametro contabile. Ciò ha aperto il nuovo mercato dei minibond e delle cambiali finanziarie quotate a Piazza Affari. Prima della normativa sui minibond, infatti, le uniche aziende che potevano emettere obbligazioni senza limitazioni contabili erano le società con le azioni quotate in mercati regolamentati, limitatamente alle obbligazioni a loro volta quotate. Ma a partire dal Decreto Sviluppo del 2012 anche le società non quotate, con l’ausilio degli intermediari professionali, hanno ottenuto la possibilità di accedere a Borsa Italiana.

 

Quali sono le agevolazioni fiscali per le PMI?

Il nuovo regime tributario per i minibond ha modificato la normativa fiscale sugli interessi e sugli altri proventi delle obbligazioni. I provvedimenti governativi e le disposizioni dell’Agenzia delle Entrate hanno esteso i benefici fiscali delle grandi aziende alle PMI, eliminando le diversità dimensionali. La deducibilità riguarda gli interessi passivi, i costi di emissione, l’esenzione della ritenuta sugli interessi e sugli altri proventi. Altre agevolazioni sulle imposte sono previste per i project bond e per le cambiali finanziarie dematerializzate quotate.

 

Dove vengono quotati i minibond?

Il Codice civile, modificato nel 2012 dal Decreto Sviluppo, ha permesso a Borsa Italiana di istituire nel 2013 l’ExtraMOT-Pro, il segmento professionale del mercato ExtraMOT. Questo mercato presenta delle caratteristiche di agevole accesso e di flessibilità soprattutto per le PMI che hanno scelto la via dell’innovazione e della crescita competitiva sui mercati finanziari.

 

Quali sono i requisiti per emettere i minibond?

Prima di tutto è importante disporre di un business plan valido e attendibile. Infatti, rispetto ai tradizionali requisiti richiesti dalle banche, i fattori che vengono prevalentemente presi in esame sono la solidità aziendale, le prospettive di crescita, la sostenibilità economico finanziaria del prestito obbligazionario. Serve, inoltre, aver pubblicato i bilanci degli ultimi due esercizi ed aver fatto certificare l’ultimo dai revisori contabili.

 

È obbligatorio per le PMI la pubblicazione del Prospetto Informativo?

Per quotare i minibond, cambiali finanziarie, project bond e altri strumenti partecipativi, non c’è l’obbligo di pubblicazione del Prospetto Informativo, dato che questi titoli non sono diffusi tra il pubblico ma solo tra gli investitori professionali.

 

E le garanzie?

Le garanzie vengono valutate solo in via eventuale ed accessoria. Ribadisco che il primo step di valutazione degli investitori è il business plan. Inoltre, esiste il Fondo Centrale di Garanzia, che è stato costituito proprio per fornire le garanzie a quelle imprese che non le hanno. I Decreti interministeriali del 2013 e 2014 hanno integrato il quadro legislativo specificando le modalità di supporto del Fondo Centrale di Garanzia alle emissioni di minibond ed ai portafogli di minibond.

 

Ma per quotare i titoli di debito in Borsa non serve il rating?

Ai fini della quotazione di un’emissione di minibond non è dovuta l’attribuzione di un rating pubblico. Tuttavia, risulta consigliabile averlo come ulteriore forma di trasparenza aziendale, che è molto gradita agli investitori presenti nei mercati finanziari.

 

Qual è la situazione odierna sul mercato dei minibond?

Gli strumenti finanziari collocati sull’ExtraMOT-Pro e sottoscritti dagli investitori sono stati pari a 5,5 miliardi di euro. Un risultato importante considerato che si tratta di un nuovo mercato che le imprese stanno iniziando a conoscere.

 

Quali sono le principali forme di rimborso degli strumenti finanziari emessi dalle PMI?

Diverse sono le forme di rimborso dei titoli. Si registra la preponderanza dei bullet, tecnica finanziaria che rimborsa il capitale di debito in un’unica soluzione alla scadenza, rispetto ai titoli amortising, dove il capitale viene rimborsato progressivamente tramite un programma di ammortamento a cui si aggiunge il pagamento della quota di interessi periodica.

 

Riassumendo, chi compartecipa all’emissione di un minibond?

I soggetti che compartecipano, o che possono compartecipare, alle emissioni di minibond sono molteplici: la società emittente, l’advisor, l’arranger, gli investitori qualificati, eventualmente una società di rating ed il Fondo Centrale di Garanzia. I rapporti con Borsa Italiana in genere vengono intrattenuti dall’arranger che accompagna l’impresa verso la quotazione dei suoi minibond.

 

Si può affermare che i minibond rappresentano una nuova cultura aziendale?

Trattandosi di un argomento tanto innovativo, è possibile convenire che si tratti di una sfida culturale non solo per le PMI ma anche per tutti gli operatori nel corporate finance. Risulta sempre più indispensabile la formazione che conduce alla consapevolezza di dover costruire nuove strategie di finanza aziendale, innovative modalità di approvvigionamento delle risorse sui mercati, avvalendosi di strumenti personalizzati. Questo scenario offre inedite opportunità di collaborazione tra il mondo della finanza e dell’economia reale, che in Italia è per larga parte un mercato ancora tutto da sviluppare.

 

Prima di salutarla, può anticipare ai nostri lettori quali saranno le sue prossime opere editoriali?

In questi settimane sto finendo di scrivere un libro di management per ecclesiastici. Subito dopo ho già in programma di pubblicare un libro sull’AIM Italia – Mercato Alternativo del Capitale che, insieme ai minibond, è l’altro grande protagonista delle nuove tecniche di corporate finance per le PMI.